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Soluzioni proposte

Soluzione dell'esercizio 1  I punti Pi sono in posizione generale, infatti:

\begin{displaymath}\begin{array}{ll}
\det\left(
\begin{array}{ccc}
2 & 0 & 0 \\...
... 1 & 0 & 1 \\
3 & 1 & 1
\end{array}\right)=1\ne0.
\end{array}\end{displaymath}

Una proiettività che porta i Pi sui Qi (risp. Ri) esiste se e solo se i Qi (risp Ri) sono anch'essi in posizione generale ed in tal caso è unica.

I Qi non sono in posizione generale, infatti

\begin{displaymath}\det\left(
\begin{array}{ccc}
-1 & 0 & 1 \\
1 & 0 & 0 \\
2 & 0 & 1
\end{array}\right)=0.
\end{displaymath}

I punti Ri sono in posizione generale, infatti:

\begin{displaymath}\begin{array}{ll}
\det\left(
\begin{array}{ccc}
-1 & 0 & 1 \...
...1 & 0 & 0 \\
2 & -1 & 1
\end{array}\right)=1\ne0.
\end{array}\end{displaymath}

Determiniamo la proiettività tale che $\varphi(P_i)=R_i$ per ogni i. Poniamo

\begin{displaymath}\begin{array}{llll}
v_1=
\left(
\begin{array}{c}
2\\ 0\\ ...
...(
\begin{array}{c}
2\\ -1\\ 1
\end{array}\right)
\end{array}\end{displaymath}

scriviamo v4 e w4 come combinazione lineare rispettivamente di v1,v2,v3 e w1,w2,w3.

\begin{eqnarray*}v_4 & = & \frac{1}{2} v_1 + v_2 + v_3 \\
w_4 & = & w_1 + w_2 + 2 w_3
\end{eqnarray*}


l'applicazione lineare che porta $v_1/2 \to w_1$, $v_2 \to w_2$ e $v_3 \to 2w_3$(e tutti i suoi multipli scalari) definisce la proiettività cercata.

La matrice di tale applicazione lineare è data da:

\begin{displaymath}\begin{array}{rcl}
\left(
\begin{array}{ccc}
-1 & 1 & 2 \\...
...
0 & -1 & 0 \\
1 & -1 & -1
\end{array} \right)
\end{array}\end{displaymath}

la proiettività cercata è allora data da:

\begin{eqnarray*}\varphi([x_0,x_1,x_2]) & = &
\left[
\left(
\begin{array}{ccc...
... =
\\ [10pt]
& = &
\left[3x_2+2x_1-x_0,x_1,x_0-x_1-x_2\right]
\end{eqnarray*}


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Soluzione dell'esercizio 2  Determiniamo equazioni parametriche della prima retta.

\begin{displaymath}\left\{\begin{array}{l}x+y=1\\ x-2z=0
\end{array}\right.
\iff...
...
\left\{\begin{array}{l}x=2t\\ y=1-2t\\ z=t
\end{array}\right.
\end{displaymath}

e quindi

\begin{displaymath}r = \{(0,1,0)+t(2,-2,1)\,\vert\,t\in\mathbb R\}
\end{displaymath}

La giacitura della retta r è generata dal vettore v=(2,-2,1) mentre la giacitura della retta s è generata dal vettore w=(0,0,1). v e w sono evidentemente linearmente indipendenti, quindi per verificare che le rette sono sghembe, basta vedere che non hanno punti in comune. Sostituendo l'espressione parametrica della retta di s nell'equazione di r si vede immediatamente che le due rette non hanno punti in comune (si ha che i punti di s sono tali che x=y=1, mentre per i punti di r si ha x+y=1).

La giacitura dei due pioni sarà data dallo spazio generato da v e w, e dovranno passare rispettivamente per un punto di r ed uno di s, quindi le equazioni parametrichge dei due piani sono:

\begin{eqnarray*}H_1 & = & \{(0,1,0)+\lambda (2,-2,1)+\mu(0,0,1)\mid \lambda,\mu...
...1,1,0)+\lambda (2,-2,1)+\mu(0,0,1)\mid \lambda,\mu\in\mathbb R\}
\end{eqnarray*}


Dato che i due piani sono paralleli, la reciproca distanza è uguale alla distanza di un punto di uno dei due piani dall'altro piano. Detto P=(1,1,0), allora

d(H1,H2)=d(P,H1).

Determiniamo un'equazione implicita di H1. Il sistema nelle incognite $\lambda, \mu$ dato da

\begin{displaymath}\left\{
\begin{array}{l}
x = 2 \lambda \\
y = 1 - 2 \lambda \\
z = \mu
\end{array}\right.
\end{displaymath}

ha soluzione se e solo se x + y -1 = 0, che è quindi l'equazione di H1.

Ma allora

\begin{displaymath}d(H_1,H_2)=d(P,H_1) = \frac{\left\vert 1 + 1 -1\right\vert}{\sqrt{1+1}}= \frac{1}{\sqrt{2}}
\end{displaymath}

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Soluzione dell'esercizio 3  La matrice di ${\cal C}$è

\begin{displaymath}\left(
\begin{array}{cc\vert c}
1 & 0 & 0 \\
0 & -4 & 0 \\ \hline
0 & 0 & -1
\end{array}\right)
\end{displaymath}

che è equivalente a

\begin{displaymath}\left(
\begin{array}{cc\vert c}
1 & 0 & 0 \\
0 & -1 & 0 \\ \hline
0 & 0 & -1
\end{array}\right)
\end{displaymath}

e quindi ${\cal C}$ è una iperbole. La matrice di ${\cal C}_1$ è

\begin{displaymath}\left(
\begin{array}{cc\vert c}
1 & 0 & 0 \\
0 & 0 & -3/2 \\ \hline
0 & -3/2 & -4
\end{array}\right)
\end{displaymath}

il determinante di tale matrice è -9/4 quindi è una conica non degenere, la sua parte quadratica è degenere, quindi ${\cal C}_1$ è una parabola. Non esiste,per tanto, alcuna affinità che porti l'una sull'altra.

La matrice della conica ${\cal C}_3$ è:

\begin{displaymath}\left(
\begin{array}{cc\vert c}
0 & 1 & 0 \\
1 & 0 & 0 \\ \hline
0 & 0 & -1
\end{array}\right)
\end{displaymath}

il determinante della matrice è 1 quindi la conica è non degenere. Il determinante della parte quadratica è -1<0, quindi ${\cal C}_2$ è un'iperbole. Esiste quindi una affinità che porta ${\cal C}$ su ${\cal C}_2$. Determiniamone una.

Osserviamo che

\begin{displaymath}x^2-4y^2-1= (x+2y)(x-2y)-1=2\frac{x+2y}{\sqrt{2}}\frac{x-2y}{\sqrt{2}}-1
\end{displaymath}

e quindi se (x,y) è un punto di ${\cal C}$ (ossia x2-4y2-1=0), allora il punto

\begin{displaymath}\varphi(x,y)=(x',y')=\big(\frac{x+2y}{\sqrt{2}},\frac{x-2y}{\sqrt{2}}\big)
\end{displaymath}

è un punto di ${\cal C}_2$ (ossia 2x'y'-1=0), quindi $\varphi$ è l'affinità cercata.     /icons/back.gif


Soluzione dell'esercizio 4  Consideriamo le matrici

\begin{displaymath}\begin{array}{ll}
E_{1,1}=\left(
\begin{array}{cc}
1 & 0 \...
...in{array}{cc}
0 & 0 \\
0 & 1
\end{array}\right)
\end{array}\end{displaymath}

È noto che ${\cal E}=\{E_{1,1},E_{2,1},E_{1,2},E_{2,2}\}$ è una base di V; inoltre

\begin{displaymath}\begin{array}{rcl}
\langle E_{1,1},E_{1,2}\rangle & = & \mat...
...limits E_{2,1}E_{2,2}=\mathop{\rm tr}\nolimits0 = 0
\end{array}\end{displaymath}

quindi ${\cal E}$ è una base ortogonale. Si osservi inoltre che

\begin{displaymath}\begin{array}{rcl}
\langle E_{1,1},E_{1,1}\rangle & = & \mat...
...E_{2,2}E_{2,2}=\mathop{\rm tr}\nolimits E_{2,2} = 1
\end{array}\end{displaymath}

ossia ${\cal E}$ è una base ortonormale.

Si mostra in generale che, detta Ei,j la matrice $n\times n$ costituita da tutti 0 tranne un 1 ol posto di riga i e colonna j, si ha che

\begin{displaymath}E_{i,j}E_{i',j'}=\big\langle
\begin{array}{ll}
0 & \hbox{\rm...
...}} j \ne i' \\
E_{i,j'} & \hbox{\rm {se }} j = i'
\end{array}\end{displaymath}

e quindi

\begin{displaymath}\langle E_{i,j},E,{i',j'}\rangle=\mathop{\rm tr}\nolimits E_{...
...\rm tr}\nolimits E_{i,i'} & \hbox{\rm {se }} j = j'
\end{array}\end{displaymath}

ma ora

\begin{displaymath}\mathop{\rm tr}\nolimits E_{i,i'}=\big\langle
\begin{array}{l...
...rm {se }} i \ne i' \\
1 & \hbox{\rm {se }} i = i'
\end{array}\end{displaymath}

e quindi in definitiva

\begin{displaymath}\langle E_{i,j},E,{i',j'}\rangle=
\begin{array}{ll}
0 & \hbo...
...e (i',j') \\
1 & \hbox{\rm {se }} (i,j) = (i',j')
\end{array}\end{displaymath}

essia le matrici Ei,j costituiscono un abase ortonormale dello spazio delle matrici $n\times n$ dotato di tale prodotto scalare.     /icons/back.gif


Soluzione dell'esercizio 5  Essendo una matrice reale $3\times 3$, A ha almeno un autovalore reale $\lambda$, ed in più, essendo una matrice ortogonale, necessariamente $\lambda=1$ o $\lambda=-1$. Dimostriamo che nelle nostre ipotesi 1è autovalore di A.

Se $\lambda=1$, non c'è niente da dimostrare. Se $\lambda=-1$, sia v un autovettore unitario di A relativo all'autovalore -1. Dato che A è ortogonale, $W=\bigl(\left\langle {}v\right\rangle\bigr)^{\bot}$ è invariante per A; quindi, presa una base ortonormale $\{v_1,v_2\}$ di W, la matrice associata ad A rispetto alla base ${\cal B}=\{v_1,v_2,v\}$ ha la forma

\begin{displaymath}A_1=M^{-1}AM=
\left(
\begin{array}{c\vert c}
B &
\begin{ar...
... \begin{array}{cc}
0 & 0
\end{array} & 1
\end{array}\right)
\end{displaymath}

Inoltre, dato che $\cal B$ è una base ortonormale, la matrice di cambiamento di base M è a sua volta ortogonale, quindi A1 è ortogonale, da cui segue che anche B è ortogonale.

Poiché $\det A=1$, si ha che $\det B=-1$ e quindi B è una riflessione ed ha per tanto due autovalori 1 e -1. Dato che gli autovalori di B sono anche autovalori di A, 1 è un autovalore di A.

Nel ragionamento precedente possiamo allora supporre che $\lambda=1$ e quindi esiste una base ortonormale in cui A assume la forma

\begin{displaymath}A_1=M^{-1}AM=
\left(
\begin{array}{c\vert c}
B &
\begin{ar...
... \begin{array}{cc}
0 & 0
\end{array} & 1
\end{array}\right)
\end{displaymath}

essendo B una matrice ortogonale con $\det B=1$. Ma allora B è della forma

\begin{displaymath}B=\left(
\begin{array}{cc}
\cos\theta &-\sin\theta \\
\sin\theta &\cos\theta
\end{array}\right)
\end{displaymath}

e quindi A risulta essere una rotazione attorno a $\left\langle {}v_1\right\rangle$ di un angolo $\theta$.

Osserviamo infine che A ed A1, essendo simili, hanno la stessa traccia, quindi

\begin{displaymath}\mathop{\rm tr}\nolimits A=\mathop{\rm tr}\nolimits A_1=1+\mathop{\rm tr}\nolimits B=1+2\cos\theta
\end{displaymath}

da cui segue immediatamente la relazione richiesta, che determina a meno del segno l'angolo $\theta$.     /icons/back.gif



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Domenico Luminati
1999-10-29