L'installazione di Linux è difficile quanto lo è installare un nuovo sistema operativo, ovvero, così come dover accettare il fatto che non si possono utilizzare i consueti strumenti cui si era abituati da tanto tempo. In questo capitolo si fa riferimento all'installazione di Linux in un PC (i386 o superiore) partendo da strumenti Dos.
Prima di installare qualunque sistema operativo, è sempre necessario raccogliere tutte le informazioni che si riescono ad avere sull'hardware installato. Le tabelle (seguente), (seguente) e (seguente) mostrano l'utilizzo più comune delle risorse da parte dei componenti più diffusi. Questo tipo di inventario, serve anche per determinare quali siano le risorse disponibili nel momento in cui si vuole aggiungere un nuovo componente.
Canale DMA | Utilizzo normale |
1 | |
2 | Controller dischetti |
3 | |
4 | Controller DMA |
<!> Quando si utilizzano schede a 8 bit (quelle che utilizzano solo la prima parte di uno slot ISA) si possono usare solo gli indirizzi di IRQ inferiori a 10.
Il caso delle porte parallele è un po' particolare: Il sistema operativo Dos assegna i nomi LPT1, LPT2 e LPT3 in base a una ricerca tra i possibili indirizzi di I/O. Vengono scanditi gli indirizzi 0x3bc, 0x378 e 0x278. La prima porta a essere individuata diventa LPT1 e così di seguito.
Prima di poter installare Linux occorre che il computer che dovrà accoglierlo sia pronto. Se è già stato installato il Dos con o senza MS-Windows, vale forse la pena di conservarlo fino a quando si sarà diventati completamente indipendenti da quell'ambiente.
Quando si installa Linux, per quanto riguarda la destinazione, si hanno in pratica due possibilità fondamentali: l'utilizzo di un filesystem ext2 in una partizione dedicata, o l'utilizzo di un filesystem UMSDOS che consente di condividere un filesystem Dos FAT preesistente senza alterare i dati in esso contenuti.
La prima delle due soluzioni è la più impegnativa, ma anche la migliore dal punto di vista tecnico: richiede la preparazione di una partizione da dedicare a Linux. La seconda è invece la soluzione più frettolosa e adatta a chi non vuole impegnarsi troppo con Linux: viene creata una directory C:\LINUX dalla quale si dirama una struttura di directory (e file) che pur rispettando le regole dei nomi ``8.3'' del Dos viene poi correttamente gestita e riconosciuta da Linux. Quest'ultima soluzione, dal momento che non richiede la preparazione di una partizione dedicata a Linux, potrebbe sembrare l'ideale per tutti. In realtà lo è solo per chi vuole vedere come funziona Linux, e non per chi lo vuole utilizzare veramente.
Personalmente, ho dovuto fare la brutta esperienza di perdere tutti i dati a causa di un banale spegnimento accidentale: si sono alterate le informazioni contenute nell'MBR, Master Boot Record.
Se si decide di prendere Linux sul serio, è necessario predisporre una partizione tutta per lui, togliendo spazio a quanto installato in precedenza nel disco fisso. Per essere sicuri di non perdere i dati, occorre ovviamente cominciare dalla preparazione di una copia di sicurezza.
Ci sono vari modi di fare una copia di sicurezza dei dati del proprio disco fisso. Quello che bisogna ricordare è che non basta la copia dei dati, occorre anche la possibilità di avviare il sistema in modo da poter ricaricare quei dati salvati. Serve quindi un dischetto di avvio del sistema con le utility necessarie. Si presume che ognuno sappia come fare per ripristinare il proprio sistema operativo.
Per ridurre la dimensione di una partizione FAT esistente si possono utilizzare i programmi seguenti, funzionanti in Dos.
Per poter ridurre la dimensione di una partizione è necessario che la quantità di dati in essa contenuta non sia troppo elevata, e soprattutto, che ci sia dello spazio vuoto proprio nella parte finale della partizione. Di solito, si risolve il problema con un programma di deframmentazione che si occupa anche di compattare i dati nella parte superiore (iniziale) della partizione.
<!> Tutto questo non è necessario se si intende installare Linux in una partizione FAT esistente attraverso l'uso di un filesystem UMSDOS.
Linux utilizza dei nomi di dispositivo ben ordinati che però possono confondere chi proviene dall'esperienza Dos. La tabella (seguente) mostra l'elenco di alcuni nomi di dispositivo riferiti ad unità di memorizzazione.
I dischi che non rientrano nella categoria dei floppy, sono suddivisi in partizioni e per fare riferimento a queste si aggiunge un numero alla fine del nome di dispositivo. Per esempio, /dev/hda1 è la prima partizione del primo disco IDE, /dev/sda2 è la seconda partizione del primo disco SCSI.
Prima di iniziare l'installazione di una qualsiasi distribuzione Linux, occorre avere un modo di avviare il programma di installazione. Di solito si ha la necessità di riprodurre uno o più dischetti che permettono di avviare un mini sistema Linux contenente ciò che serve per questo scopo.
Questi dischetti sono normalmente distribuiti in forma di file-immagine che deve essere ricopiato sopra un dischetto già inizializzato.
Se si utilizza il Dos, si ottiene la riproduzione di un dischetto, a partire dalla sua immagine, con il programma RAWRITE.EXE. Si osservi l'esempio seguente in cui si riproduce un dischetto a partire dall'immagine AVVIO.IMG.
C:>
RAWRITE AVVIO.IMG A:
Se si ha a disposizione un sistema Linux da qualche parte, si possono utilizzare due modi diversi. Si osservino gli esempi seguenti in cui si riproduce un dischetto da 1440KB a partire dall'immagine avvio.img.
#
cp avvio.img /dev/fd0
#
dd if=avvio.img of=/dev/fd0 bs=1440k
Linux può essere installato su una sola partizione oppure può essere distribuito in più di una di queste. In aggiunta a questo problema, nella maggior parte dei casi ci si deve prendere cura di creare una partizione da dedicare alla memoria virtuale: swap.
Quasi sempre, conviene installare Linux predisponendo uno spazio nel disco fisso per lo swap ovvero per la memoria virtuale. Con Linux, si definisce preferibilmente lo spazio della memoria virtuale all'interno di una o più partizioni specifiche per questo scopo: le partizioni di swap. La dimensione massima di queste partizioni è di 128MB e possono esserne definite un massimo di 16. In generale è conveniente utilizzare una dimensione pari ad almeno la stessa dimensione della memoria RAM effettiva, con un minimo di circa 10MB.
Quando si utilizzano dischi IDE di grandi dimensioni si può porre il problema della posizione in cui si trova il kernel e gli altri file utilizzati per l'avvio. Questi devono trovarsi fisicamente entro il cilindro 1024, e ciò a causa delle limitazioni del BIOS dei PC. Se una partizione termina oltre questo limite, non ci può essere la certezza che questi file si trovino prima di quel punto.
Per evitare dubbi, è possibile creare una partizione apposita, solo per i file utilizzati per l'avvio (di solito si tratta di tutto ciò che è contenuto nella directory /boot/), residente fisicamente prima del 1024-esimo cilindro.
Il filesystem di Linux, così come accade per gli altri sistemi Unix può essere scomposto in più parti residenti fisicamente in partizioni diverse unite assieme attraverso varie operazioni di mount. Questo tipo di scomposizione è normalmente sensato solo se queste partizioni corrispondono in pratica a dischi differenti.
Ci possono essere diverse buone ragioni per fare questo, in particolare le seguenti:
Segue un elenco delle possibilità tipiche di scomposizione di un filesystem Linux. L'argomento è trattato anche nel capitolo `Gerarchia del filesystem'.
La partizione principale deve contenere la directory root (/). Quando non si scompone il filesystem, si tratta dell'unica partizione.
La maggior parte del software viene collocato al di sotto della directory /usr/ ed il suo contenuto viene spesso posto in un'altra partizione.
Quando un sistema è multiutente, il contenuto della directory /home/ può diventare molto grande. In questo caso, può convenire di far risiedere quanto discende da questa directory, in un'altra partizione.
In aggiunta a questi casi fondamentali, si possono valutare anche le possibilità seguenti.
Tutti i sistemi Unix utilizzano la directory /tmp/ come contenitore generico di file a uso temporaneo. In un sistema multiutente, l'attività all'interno di questa directory potrebbe essere piuttosto intensa. In tal caso, può convenire di far risiedere il suo contenuto altrove in modo da alleggerire l'attività del disco contenente la partizione principale.
I sorgenti delle applicazioni risiedono solitamente nella directory /usr/src/. Se si intende gestire una grande quantità i sorgenti, può convenire di utilizzare una partizione dedicata a questo scopo.
Per convenzione, un filesystem Linux, dovrebbe riservare la directory /usr/local/ per quei programmi e quei file riservati all'ambito locale. L'estensione di questo ambito dipende dalle circostanze. In generale, la directory /usr/, potrebbe risiedere in una partizione accessibile in sola lettura (come nel caso di un CD-ROM o un server di rete - NFS). La directory /usr/local/ potrebbe risiedere altrove in modo da permettere l'installazione di programmi particolari a uso di quella particolare macchina o di quella particolare sottorete. Di solito, si estende il concetto e si intende che questa directory sia il luogo più adatto all'installazione di quei programmi che non fanno parte di quella particolare distribuzione Linux che si utilizza.
L'installazione di una distribuzione Linux può essere preceduta da una preparazione delle partizioni attraverso dischetti di emergenza dotati di un minimo set di programmi essenziali. La distribuzione Slackware è quella che offre un numero abbastanza ampio di dischetti di questo tipo, e questo fatto deve essere tenuto a mente anche se si intende utilizzare una distribuzione differente.
In generale conviene leggere la parte iniziale del capitolo `Installazione di una distribuzione Slackware' fino alla sezione `Setup nella prima installazione' per avere una idea del meccanismo.
1997.10.26 - Scritto da Daniele Giacomini daniele@calion.com (vedi copyright: Appunti Linux).