Il kernel è il ``nocciolo'' del sistema operativo. I programmi utilizzano le funzioni fornite dal kernel, e in questa maniera sono sollevati dall'agire direttamente con la CPU.
Il kernel è costituito normalmente da un unico file il cui nome è solitamente vmlinuz (oppure zImage, zbImage e altri), ma può comprendere anche moduli aggiuntivi per la gestione di componenti hardware specifici che devono poter essere attivati e disattivati durante il funzionamento del sistema.
Il kernel può essere predisposto in un unico file, oppure può utilizzare qualche modulo aggiuntivo attivabile e disattivabile a piacere durante il funzionamento. Nel primo caso si parla di kernel monolitico e nel secondo di kernel modulare.
Il kernel monolitico ha il vantaggio di avere tutto in un file, ma nello stesso modo è rigido e non permette di liberare risorse quando le unità periferiche gestite non servono.
Il kernel modulare ha il vantaggio di poter disattivare e riattivare i moduli a seconda delle esigenze, in particolare quando moduli diversi gestiscono diversamente lo stesso tipo di unità periferica. A causa della frammentazione in diversi file, l'uso dei moduli può essere fonte di errori.
In generale, l'uso dei kernel modulari dovrebbe essere riservato agli utilizzatori che hanno già una esperienza sufficiente nella gestione dei kernel monolitici.
Ci sono situazioni in cui l'uso di un kernel modulare è praticamente indispensabile. L'esempio tipico è la gestione simultanea da parte del kernel della stampa e di un collegamento PLIP sulla stessa porta parallela (verrà descritto più avanti).
Le distribuzioni di Linux tendono a fornire agli utilizzatori un kernel modulare per usi generali. Anche se questo si adatterà sicuramente alla maggior parte delle configurazioni, ci sono situazioni particolari dove è preferibile costruire un proprio kernel, monolitico o modulare che sia.
Per poter comprendere il procedimento di compilazione descritto in questo capitolo, occorre sapere come si compila e installa un tipico programma distribuito in forma sorgente, come descritto nel capitolo `Installazione di programmi distribuiti in forma sorgente o compilata.
Il procedimento descritto nelle sezioni seguenti serve per generare un kernel monolitico, cioè un kernel in un unico file.
Per poter procedere alla compilazione del kernel è necessario avere installato gli strumenti di sviluppo software, cioè il compilatore, e i sorgenti del kernel.
I sorgenti del kernel possono anche essere reperiti attraverso vari FTP.
In tal caso si può fare una ricerca per i file che iniziano per
linux-
x.y.z.tar.gz, dove x.y.z sono i
numeri della versione.
Il numero di versione del kernel è strutturato in tre livelli: x.y.z, dove il primo, x, rappresenta il valore più importante, mentre l'ultimo, z, rappresenta quello meno importante. Quello che conta, è porre attenzione al valore intermedio: y. Se si tratta di un numero pari, la versione si riferisce a un kernel ritenuto sufficientemente stabile, mentre un numero dispari rappresenta una versione destinata agli sviluppatori e non ritenuta sufficientemente sicura per l'utilizzo normale.
Se i sorgenti sono stati installati attraverso un disco (un CD-ROM) di una distribuzione, questi si troveranno al loro posto, altrimenti occorre provvedere a installarli manualmente. La posizione in cui devono trovarsi i sorgenti del kernel è la directory /usr/src/linux. Se si utilizza un altra posizione è necessario utilizzare un link simbolico che permetta di raggiungere i sorgenti nel modo prestabilito.
Occorre inoltre verificare che tre link simbolici contenuti nella directory /usr/include/ siano corretti.
È evidente che il primo, asm, dipende dal tipo utilizzato di piattaforma hardware.
La prima cosa da fare è quella di posizionarsi nella directory dei sorgenti. La seconda è leggere il contenuto del file README.
In linea di massima si procede nel modo seguente per definire una nuova configurazione.
#
cd /usr/src/linux
La directory corrente deve essere quella a partire dalla quale si diramano i sorgenti del kernel.
#
make mrproper
Serve a eliminare file e collegamenti vecchi che potrebbero interferire con una nuova compilazione.
#
make config
È l'operazione più delicata attraverso la quale si definiscono le caratteristiche e i componenti del kernel che si vuole ottenere. Ogni volta che si esegue questa operazione viene riutilizzato il file .config contenente la configurazione precedentemente impostata, e alla fine la nuova configurazione viene salvata nello stesso file. Di conseguenza, ripetendo il procedimento make config, le scelte predefinite corrisponderanno alle scelte effettuate precedentemente.
<!> Il comando make mrproper elimina il file .config, quindi si deve fare attenzione a non eseguire questo comando se non è questa l'intenzione.
Se si dispone di un kernel recente, in alternativa a make config che è un metodo piuttosto spartano di configurare il sistema, si possono utilizzare:
#
make menuconfig
un sistema di configurazione a menu basato su testo;
#
make xconfig
un sistema di configurazione a menu grafico per X Window System.
La compilazione può essere ottenuta utilizzando la sequenza di comandi seguente.
#
make dep ; make clean ; make zImage
Si tratta di tre operazioni che si possono tranquillamente avviare in questo modo perché non richiedono nessun tipo di interazione con l'utente. Al termine della compilazione, se questa ha avuto successo, il nuovo kernel si trova nella directory /usr/src/linux/arch/i386/boot con il nome zImage (questo naturalmente vale nel caso si utilizzi l'architettura PC ovvero i386).
<!> Se il kernel che si genera è troppo grande, potrebbe non funzionare l'istruzione make zImage. In tal caso si deve sostituire con make bzImage e alla fine si otterrà un file con quel nome, cioè bzImage.
Naturalmente, per fare in modo che il kernel possa essere utilizzato, andrà collocato dove è necessario che si trovi perché il sistema che si occupa del suo avvio possa trovarlo. Se si usa LILO, occorrerà copiarlo sulla directory radice o in /boot/ e rinominarlo vmlinuz (come di consueto), oltre che ripetere l'installazione del sistema di caricamento LILO.
Il modo migliore (nel senso che è meno pericoloso) per verificare il funzionamento di un nuovo kernel è quello di farne una copia in un dischetto di boot.
#
cp /usr/src/linux/arch/i386/boot/zImage /dev/fd0
Per utilizzare correttamente questo dischetto di boot è molto probabile che si debba utilizzare il programma rdev ( rdev).
Il procedimento per la creazione di un kernel modulare inizia nello stesso modo di quello monolitico e giunge alla creazione di un file che in più ha dei riferimenti a moduli esterni che vengono compilati a parte. Questi moduli, per poter essere gestiti correttamente, necessitano di programmi di utilità che si occupano della loro attivazione e disattivazione.
Oltre che dei sorgenti del kernel, sono necessari i programmi per la gestione
dei moduli.
Questi si trovano normalmente in pacchetti il cui nome è organizzato in modo simile a
quello dei sorgenti kernel:
modules-
x.y.z.tar.gz.
La struttura della versione rappresentata dai numeri x.y.z rispecchia lo
stesso meccanismo utilizzato per i sorgenti del kernel, però non ne vengono
prodotte altrettante versioni: si dovrà badare a utilizzare la versione più vicina a quella
del kernel che si utilizza.
Questo pacchetto si trova normalmente nella stessa directory del sito FTP dal quale si ottengono i sorgenti del kernel.
Anche i programmi contenuti nel pacchetto
modules-
x.y.z.tar.gz sono in forma sorgente e per poter
essere utilizzati devono essere compilati e installati.
<!> Se si sta ricompilando il kernel attraverso i sorgenti della distribuzione Linux che si ha installato, è ragionevole supporre che questi programmi di gestione dei moduli siano già stati installati correttamente.
Dopo la preparazione del file principale del kernel attraverso lo stesso procedimento visto nel caso di un kernel monolitico, si devono compilare i moduli.
#
make modules ; make modules_install
Quello che si ottiene sono una serie di file oggetto, il cui nome ha una estensione .o, raggruppati ordinatamente all'interno di directory discendenti da /lib/modules/x.y.z/, dove x.y.z rappresenta il numero della versione dei sorgenti del kernel. La posizione di questi file non deve essere cambiata.
I moduli vengono attivati e disattivati durante il funzionamento del sistema attraverso un daemon, kerneld, che esegue le operazione automaticamente ed in modo trasparente, o attraverso i programmi insmod e rmmod.
Quando si fa riferimento ai file dei moduli, spesso si omette l'indicazione dell'estensione .o.
Nelle sezioni seguenti si analizzano alcuni programmi per la gestione dei moduli e viene in particolare trascurata l'analisi di modprobe(1) e depmod(1).
kerneld [debug] [keep] [delay=<secondi>] [type=<numero-messaggio>]
kerneld è il daemon che si occupa di gestire automaticamente i moduli del kernel, sempre che quest'ultimo sia stato compilato in modo da includere questa possibilità di gestione automatizzata.
kerneld viene normalmente attivato attraverso la procedura di avvio del sistema.
Vedere kerneld(1).
insmod [<opzioni>] <file-oggetto> [<simbolo>=<valore>... ]
insmod permette di caricare un modulo nel kernel. Il nome del modulo può essere indicato specificando il nome del file completo di estensione ed eventualmente di percorso (path), oppure semplicemente specificando il nome del file del modulo senza l'estensione: in quest'ultimo caso, insmod cerca il file (con la sua naturale estensione) all'interno delle directory standard per i moduli.
Quando nel kernel è attivato il supporto del kernel daemon e il daemon kerneld è in funzione, non dovrebbe essere necessario l'utilizzo di insmod per caricare i moduli.
#
insmod /lib/modules/2.0.30/net/plip.o
Attiva il modulo plip rappresentato dal file /lib/modules/2.0.30/net/plip.o.
#
insmod plip
Come nell'esempio precedente, ma si lascia a insmod il compito di cercare il file.
Vedere insmod(1).
rmmod [
-
r] <modulo>...
rmmod permette di scaricare uno o più moduli dal kernel, sempre che questi non siano in uso e non ci siano altri moduli caricati che vi fanno riferimento.
Nella riga di comando vengono indicati i nomi dei moduli e non i nomi dei file dei moduli.
Se vengono indicati più moduli nella riga di comando, questi vengono scaricati nell'ordine in cui appaiono.
Se viene usata l'opzione -
r, viene tentata una rimozione ricorsiva di
tutti i moduli utilizzati da quelli indicati nella riga di comando.
Quando nel kernel è attivato il supporto del kernel daemon e il daemon kerneld è in funzione, non dovrebbe essere necessario l'utilizzo di rmmod per scaricare i moduli.
<!> rmmod è in realtà solo un link a insmod che quindi cambia il suo comportamento quando viene avviato utilizzando quel nome.
#
rmmod plip
Scarica il modulo plip.
lsmod permette di visualizzare la situazione sull'utilizzo dei moduli. Le stesse informazioni ottenibili da lsmod si possono avere dal contenuto del file /proc/modules.
Utilizzando lsmod si ottiene una tabellina di tre colonne:
Supponendo di avere appena caricato il modulo plip si può ottenere quanto segue.
#
lsmod
Module: #pages: Used by:
plip 3 0
Gli elementi richiesti per la configurazione del kernel prima della sua compilazione, dipendono molto dalla versione che si possiede. Nelle sezioni seguenti è riportata la descrizione delle voci più importanti.
Code maturity level options
Loadable module support
General setup
Floppy, IDE, and other block devices
Networking options
SCSI support
Network device support
ISDN subsystem
CD-ROM drivers (not for SCSI or IDE/ATAPI drives)
Filesystems
Character devices
Sound
Kernel hacking
Prompt for development and/or incomplete code/drivers [N]
Se non si intende verificare il funzionamento dei componenti del kernel che non sono considerati sufficientemente affidabili, conviene rispondere negativamente a questa domanda. Si otterrà anche il vantaggio di dover configurare meno opzioni.
Questa sezione della procedura di configurazione permette di attivare il sistema di gestione dei moduli. I moduli sono blocchetti di kernel precompilati che possono essere attivati e disattivati durante il funzionamento del sistema. Solo alcune parti del kernel possono essere gestite in forma di modulo.
<!> Conviene riservare l'utilizzo dei moduli alle situazioni in cui ciò è indispensabile o almeno di sicura utilità.
Enable loadable module support [y]
Consente di attivare la gestione dei moduli.
Set version information on all symbols for modules
Permette di gestire moduli di versioni diverse da quelle del kernel che si sta compilando.
Include nel kernel la gestione automatica del daemon necessario all'utilizzo dei moduli (in pratica si tratta di kerneld). In generale, se si utilizzano i moduli, conviene attivare questa opzione.
Permette di includere la parte di codice necessaria a emulare il coprocessore matematico (i387 e successivi). Questa opzione deve quindi essere attivata se si dispone di un computer senza coprocessore (386 o vecchi cloni del 486 senza coprocessore). Negli altri casi non serve, ma non è nemmeno dannosa: se il kernel trova il coprocessore, non attiva l'emulazione. In generale, conviene attivare l'emulazione.
Permette di attivare la gestione della rete. È importante attivare questa opzione anche se non si intende usare il proprio computer in alcuna rete: alcuni programmi rischierebbero di non funzionare.
Questa opzione deve essere attivata solo nel caso si siano riscontrati problemi incomprensibili a carico della memoria e si intenda tentare di fare funzionare il sistema utilizzando solo i primi 16MB di memoria RAM. Generalmente non si seleziona questa opzione.
Questa opzione può essere attivata solo se si dispone di una scheda madre PCI. In tutti gli altri casi, no. Alcune tra le prime schede madri PCI hanno un errore nel BIOS e per queste non può essere attivata questa funzionalità del kernel.
IPC sta per Inter Process Communication e si riferisce ad una serie di funzioni di libreria e chiamate di sistema che permettono ai processi elaborativi, cioè ai programmi, di sincronizzarsi e di scambiarsi informazioni. Vale la pena di attivare questa opzione, soprattutto in considerazione del fatto che alcuni programmi non sono in grado di funzionare se non è disponibile l'IPC.
Kernel support for a.out binaries [y]
Nelle prime versioni dei sistemi Unix si utilizzava il formato a.out (Assembler.OUTput) per le librerie e gli eseguibili. Linux ha utilizzato i formati a.out, ma ormai, quasi tutto tende a essere convertito nel formato ELF.
Questa opzione permette di poter continuare a utilizzare programmi compilati nel vecchio modo.
Kernel support for ELF binaries [Y]
Questa opzione permette di utilizzare librerie e binari compilati con il formato ELF (Executable and Linkable Format), ovvero il successore del tipo a.out (Assembler.OUTput).
In generale, conviene attivare questa opzione.
Compile kernel as ELF - if your GCC is ELF-GCC [Y]
Questa opzione permette di attivare la compilazione del kernel in formato ELF. Per poter fare questo occorre disporre del compilatore gcc 2.7.0 o di una versione più recente.
In generale, conviene attivare questa opzione.
È possibile ottimizzare il funzionamento del kernel fornendo l'indicazione del tipo di microprocessore installato. Se si intende ottenere un kernel che possa funzionare su un numero più ampio possibile di computer, conviene specificare ``386''; in tutti gli altri casi è meglio specificare il tipo esatto.
(X) 386
( ) 486
( ) Pentium
( ) PPro
Un dispositivo a blocchi è quello che utilizza una comunicazione a blocchi di byte di dimensione fissa e si contrappone al dispositivo a caratteri con cui la comunicazione avviene byte per byte. Il tipico dispositivo a blocchi è una unità a disco.
Normal floppy disk support [Y]
Questa opzione permette di utilizzare le unità a dischetti. Di solito, conviene attivare questa opzione.
Enhanced IDE/MFM/RLL disk/cdrom/tape support [Y]
Questa opzione permette di utilizzare la maggior parte di unità IDE/EIDE (dischi fissi e altro). Di solito, conviene attivare questa opzione.
Use old disk-only driver on primary interface [N]
Se per qualche motivo non si riescono a gestire i dischi fissi utilizzando l'opzione CONFIG_BLK_DEV_IDE, si può tentare di attivare questa opzione al suo posto. In generale, conviene disattivare questa opzione.
Include IDE/ATAPI CDROM support [y]
Se si utilizza un lettore CD-ROM IDE/ATAPI, cioè connesso alla interfaccia IDE/EIDE, si deve attivare questa opzione.
Include IDE/ATAPI TAPE support
Se si utilizza una unità a nastro IDE/ATAPI, cioè connessa alla interfaccia IDE/EIDE, si deve attivare questa opzione.
Support removable IDE interfaces (PCMCIA)
Se si utilizzano unità IDE esterne, connesse attraverso una scheda PCMCIA, questa opzione dovrebbe permettere la connessione e disconnessione a caldo.
Se non si ha questa necessità conviene disattivare questa opzione.
CMD640 chipset bugfix/support [y]
Se si dispone di una scheda madre o di una scheda che incorpora un controller IDE gestito dall'integrato CMD640, conviene attivare questa opzione. Con questo tipo di integrato possono verificarsi delle gravi perdite di dati a causa di un problema di progettazione. Attivando questa opzione, viene aggiunto al kernel il codice necessario alla identificazione e correzione automatica del problema.
Questa opzione permette di includere la gestione delle modalità PIO sui controller IDE con integrato CMD640. Se si ha un tale controller e il BIOS non è in grado di gestire automaticamente questo meccanismo, conviene attivare l'opzione, altrimenti no.
Se si dispone di una scheda madre o di una interfaccia IDE che utilizza l'integrato RZ1000 conviene attivare questa opzione. Con questo tipo di integrato possono verificarsi delle gravi perdite di dati a causa di un problema di progettazione. Attivando questa opzione, viene aggiunto al kernel il codice necessario alla identificazione e correzione automatica del problema.
Intel 82371 PIIX (Triton I/II) DMA support
Se si dispone di una scheda madre PCI che include l'integrato Intel 430FX PCI Triton e si utilizza un disco fisso IDE/EIDE, conviene attivare questa opzione in modo da permettere l'utilizzo del bus-mastering DMA data transfers.
Conviene attivare questa opzione se si desidera includere la gestione avanzata per vari tipi di interfaccia IDE, sia quelle incorporate nelle schede madri che quelle su schede aggiuntive. In alcuni casi, potrebbe essere necessaria l'attivazione di questa opzione per permettere a Linux di accedere alla terza o quarta unità disco.
Attivando questa opzione, il kernel permetterà di eseguire il mount di un file come se si trattasse di un filesystem. Ciò permette per esempio di utilizzare dei file immagine di dischetti, direttamente così come sono.
<!> Il termine loop device usato qui, non deve essere confuso con loopback device usato nella configurazione dei servizi di rete.
Multiple devices driver support [n]
Attivando questa opzione, si include un driver che permette di combinare diverse partizioni in un'unica unità a blocchi (come se fosse una unica partizione).
Attivando questa opzione diventa possibile la gestione di dischi RAM. Di solito, i dischetti utilizzati per installare Linux sono preparati in modo da utilizzare questa possibilità.
Questa opzione permette di utilizzare i vecchi controller a 8 bit dei primi ``IBM XT''. È molto improbabile che un computer in grado di far funzionare Linux abbia a disposizione tali vecchie schede controller.
La configurazione dei servizi di rete è importante anche se il proprio computer è isolato.
Un firewall è un computer che protegge una rete locale dal resto del mondo: tutto il traffico da e per i computer della rete locale viene filtrato dal firewall. Se si vuole configurare il proprio sistema Linux come firewall per la rete locale, si deve rispondere affermativamente alla domanda con Y. Se la rete locale in questione è basata sul protocollo TCP/IP, occorrerà rispondere affermativamente anche alla domanda ``IP firewalling''. Nello stesso modo, occorrerà rispondere affermativamente alla domanda ``IP firewalling'' se si vuole utilizzare il mascheramento IP (IP masquerading) che significa che i computer della rete locale possono comunicare con quelli della rete esterna, ma i computer esterni alla rete locale operano come se comunicassero con il firewall. Quindi, il mascheramento IP permette di rendere invisibili gli indirizzi locali alla rete esterna, eliminando il problema di utilizzare indirizzi validi per la rete Internet.
Rispondendo affermativamente si consente l'attribuzione di indirizzi diversi alla stessa unità fisica di rete. Si tratta di una funzionalità speciale.
Si tratta dei protocolli usati all'interno di Internet e nella maggior parte delle reti locali. La cosa migliore è rispondere affermativamente, dal momento che alcuni programmi usano TCP/IP anche se il computer non è connesso a una rete. Ciò attiverà il cosiddetto loopback che in pratica permette di comunicare con se stessi. Ma a perte questo, la cosa più importante è la possibilità di accedere attraverso la linea telefonica a un nodo di Internet.
Se si vuole utilizzare il computer come router per l'instradamento di pacchetti tra due reti locali distinte, ovvero tra la rete Internet e la rete locale, si deve rispondere affermativamente alla domanda. Se si vuole utilizzare il computer come firewall, si può rispondere a questa domanda in modo negativo, perché sarà cura della gestione del firewall di trasferire i pacchetti. È anche possibile immaginare di avere un computer connesso a tre reti diverse: con una rete potrebbe comportarsi da firewall, con le altre due potrebbe agire da router. In tal caso è sensato rispondere affermativamente alla domanda. Per le altre possibilità è opportuno leggere la guida interna.
Si tratta del codice necessario per raggiungere diversi computer di una rete con un unico indirizzo. Se si intende usare gated, il daemon che aggiorna le tabelle di instradamento (routing) del proprio computer, è opportuno rispondere affermativamente a questa domanda. Il multicasting è necessario anche per partecipare a MBONE, una rete ad alta banda sulla parte superiore di Internet, che trasporta trasmissioni circolari (broadcast) audio e video.
È un sistema di protezione contro un tipo di attacco noto come SYN flooding.
Se si vuole configurare il proprio computer come firewall per proteggere una rete locale basata su TCP/IP, si deve rispondere affermativamente a questa domanda. Per la gestione del firewall è necessaria anche l'utility ipfwadm per consentire il blocco selettivo del traffico di pacchetti basato sul tipo, sull'origine e sulla destinazione. È necessario abilitare questa funzione se si intende utilizzare il mascheramento IP (IP masquerading) che significa che i computer della rete locale possono comunicare con quelli della rete esterna, ma i computer esterni alla rete locale operano come se comunicassero con il firewall. Quindi, il mascheramento IP permette di rendere invisibili gli indirizzi locali alla rete esterna, eliminando il problema di utilizzare indirizzi validi per la rete Internet.
Questa opzione permette di monitorare il funzionamento del firewall in modo da conoscere cosa accade con i pacchetti ricevuti. Le informazioni sono gestite dal daemon klogd ( klogd) che si occupa del log dei messaggi del kernel.
Quando si costruisce un kernel per un computer che agisce da firewall è possibile aggiungere la gestione del mascheramento degli indirizzi utilizzati nella rete locale per la quale si intende operare. In pratica, si può fare in modo che i computer della rete locale non siano visibili all'esterno. È poi compito del firewall dirigere i pacchetti di dati al computer corretto nella rete locale. All'esterno, sembra che tutto il traffico sia svolto solo dal computer firewall.
Attivando questa opzione si ottiene la gestione del mascheramento degli indirizzi a valle del firewall.
Questa opzione permette di gestire la ricomposizione automatica dei pacchetti IP frammentati.
Quando si utilizza il proprio computer come firewall è particolarmente importante attivare questa opzione.
Si può attivare questa opzione solo su un firewall che è l'unico collegamento tra la rete locale e l'esterno. In tal caso, è particolarmente importante la ricomposizione dei pacchetti se si utilizza il sistema del mascheramento IP. (CONFIG_IP_MASQUERADE).
Non si deve attivare questa opzione in un qualsiasi computer che svolge funzioni di router e tanto meno in un normale computer connesso alla rete senza particolari ruoli.
Permette di tenere traccia del traffico IP e di produrre delle statistiche. L'attivazione di questa opzione è utile nel caso in cui si intenda configurare il proprio computer come firewall oppure router. Le informazioni prodotte sono accessibili all'interno del file /proc/net/ip_acct. Di conseguenza, perché le cose funzionino, occorre anche che il filesystem /proc sia attivato.
IP: optimize as router not host [n]
Permette di ottimizzare il funzionamento del computer che svolge esclusivamente la funzione di router. Non deve essere attivata questa opzione nel caso di un computer che svolge anche altre attività.
Il tunneling è un metodo attraverso il quale si incapsulano i dati di un protocollo in un altro protocollo e si inviano attraverso un canale che può gestire il secondo protocollo e non il primo.
Questo tipo di tunneling riguarda IP attraverso IP. Apparentemente può sembrare inutile, ma ciò permette di fare apparire un computer presente in un punto diverso da quello in cui si trova fisicamente. Ciò è particolarmente importante per i portatili che si devono muovere nella rete pur mantenendo un unico indirizzo IP.
L'attivazione di questa opzione genera due moduli distinti: uno da utilizzare come incapsulatore e l'altro come estrattore.
Nella maggior parte dei casi si lascia disattivata questa opzione.
IP: PC/TCP compatibility mode [N]
Se sono state riscontrate difficoltà per connettersi attraverso un programma di telnet da un computer con sistema operativo Dos che usa il protocollo PC/TCP, si può tentare di abilitare questa funzione. In tutti gli altri casi, si deve rispondere N a questa domanda. Chi dovesse avere problemi con NCSA Telnet può leggere il file /usr/src/linux/Documentation/networking/ncsa-telnet.
Se all'interno della rete locale ci sono macchine che conoscono il proprio indirizzo Ethernet (cioè l'indirizzo della scheda di rete), ma non conoscono il loro indirizzo IP, subito dopo il loro avvio possono inviare una richiesta di RARP (Reverse Address Resolution Protocol) per conoscere il loro indirizzo IP. Le macchine Sun 3 Diskless (cioè terminali senza disco della Sun), utilizzano questa procedura al momento dell'avvio. Se si vuole che il proprio computer Linux sia in grado di rispondere a queste richieste, occorre rispondere affermativamente a questa domanda e in più occorrerà eseguire il programma rarp. Una soluzione migliore al problema dell'avviamento e configurazione di computer nella rete è data dal protocollo BOOTP e dal suo successore DHCP.
IP: Disable Path MTU Discovery (normally enabled) [N]
MTU (maximal transfer unit) è la dimensione dei blocchi di dati (chunk) che si inviano attraverso la rete. Path MTU Discovery significa che invece di inviare sempre blocchi di dati molto piccoli, si inizia inviando blocchi di grandi dimensioni e se si scopre che alcuni computer host gradiscono blocchi piccoli, si aggiusta questa dimensione dei blocchi di dati a valori minori. Rispondendo in modo negativo a questa domanda si fa sì che questa funzionalità resti attiva (infatti la domanda è: ``disabilitare il Path MTU Discovery''?). Alcune versioni Dos di NCSA Telnet, così come altro software, possono connettersi solo se si disabilita questa funzionalità
IP: Drop source routed frames [Y]
Di solito, quando viene prodotto un frame IP (cioè un pacchetto), viene specificato solo la sua destinazione e i vari host incontrati lungo la sua strada si occuperanno dell'instradamento (routing) corretto. Tuttavia, esiste una caratteristica del protocollo IP che permette di specificare il percorso completo di un dato pacchetto, già dalla sua origine. Un pacchetto che possiede tale informazione è chiamato source routed, cioè instradato all'origine. Il problema è adesso di decidere se si intendono rispettare queste richieste di instradamento quando arrivano questi pacchetti, oppure no. Il rispetto di queste richieste può introdurre problemi di sicurezza e in generale è raccomandabile di rispondere affermativamente alla domanda, a meno che non si sappia bene cosa si sta facendo.
IP: Allow large windows (not recommended if <16Mb of memory) [Y]
Nelle reti a lunga distanza e ad alta velocità il limite di prestazioni è dato dalla quantità di dati che una macchina può accumulare fino a quando l'altra, dall'altra parte, invia la conferma. Questa opzione permette di lasciare una quantità più grande di dati in giro (in flight), per unità di tempo. Ciò significa anche che c'è bisogno di più memoria per i processi che utilizzano la rete e quindi questa opzione è utile e da i migliori risultati solo su computer che abbiano almeno 16Mb di memoria centrale.
Questa opzione permette di abilitare il supporto alle reti Novell, IPX. C'è bisogno di questo se si vuole accedere a file o servizi di stampa di reti Novell Netware. In tal caso si può utilizzare il client ncpfs oppure l'emulatore Dos DOSEMU.
Appletalk è il modo con cui comunicano i computer Apple attraverso la rete. EtherTalk è il nome usato per le comunicazioni sulle reti Ethernet, LocalTalk identifica la comunicazione attraverso le porte seriali. Se si è connessi a una rete del genere e si vuole comunicare, occorre rispondere affermativamente a questa domanda. Per fare in modo che il computer Linux agisca come server sia per i file che per la stampa, per i computer MAC, occorre il pacchetto nettalk.
Questo è il protocollo usato per le comunicazioni attraverso le radio amatoriali. Può essere usato da solo, oppure per trasportare altri protocolli, quali TCP/IP. Per poterlo usare, occorre una periferica che connetta il computer Linux con la radio amatoriale.
Kernel/User network link driver
Si tratta di codice sperimentale che quindi non è ancora perfettamente stabile. Questa opzione è necessaria se si vuole utilizzare il daemon arpd che aiuta a mantenere un ARP cache interno (una mappa delle corrispondenze tra indirizzi IP e indirizzi hardware della rete locale).
Per poter gestire una qualunque unità SCSI, occorre attivare questa opzione. Se questa viene attivata, seguono una serie di altre opzioni da definire, compresa l'identificazione del modello di unità SCSI.
Per poter utilizzare un disco fisso SCSI occorre attivare questa opzione.
Per poter utilizzare una unità a nastro SCSI occorre attivare questa opzione.
Per poter utilizzare un lettore CD-ROM SCSI occorre attivare questa opzione. Quando si intendono utilizzare lettori CD-ROM ci si deve ricordare di attivare in seguito la gestione del filesystem ISO9660.
Per gestire altri tipi di unità SCSI, occorre attivare questa opzione.
Probe all LUNs on each SCSI device [N]
Questa opzione permette di attivare la gestione dei LUN multipli (Logical Unit Number). Sono rare le unità SCSI che utilizzano più di un LUN; per esempio potrebbe trattarsi di un CD jukebox.
Verbose SCSI error reporting [Y]
Questa opzione permette di ottenere maggiori informazioni diagnostiche sul proprio hardware SCSI.
< > 7000FASST SCSI support
< > Adaptec AHA152X/2825 support
< > Adaptec AHA1542 support
< > Adaptec AHA1740 support
< > Adaptec AHA274X/284X/294X support
< > AdvanSys SCSI support
< > Always IN2000 SCSI support
< > AM53/79C974 PCI SCSI support
< > BusLogic SCSI support
< > DTC3180/3280 SCSI support
< > EATA-DMA (DPT, NEC, AT&T, SNI, AST, Olivetti, Alphatronix) support
< > EATA-PIO (old DPT PM2001, PM2012A) support
< > EATA ISA/EISA/PCI (DPT and generic EATA/DMA-compliant boards) support
< > Future Domain 16xx SCSI support
< > Generic NCR5380/53c400 SCSI support
< > NCR53c406a SCSI support
< > NCR53c7,8xx SCSI support
< > NCR53C8XX SCSI support
< > IOMEGA Parallel Port ZIP drive SCSI support
< > PAS16 SCSI support
< > Qlogic FAS SCSI support
< > Qlogic ISP SCSI support
< > Seagate ST-02 and Future Domain TMC-8xx SCSI support
< > Trantor T128/T128F/T228 SCSI support
< > UltraStor 14F/34F support
< > UltraStor SCSI support
Si deve rispondere affermativamente a questa domanda se si intende far gestire al kernel una qualunque interfaccia che consenta la connessione con una rete di qualunque tipo. In pratica, se si vuole connettere il proprio computer Linux ad una rete, occorre una scheda di rete; se si vuole connettere il proprio computer Linux a un nodo Internet attraverso una connessione telefonica, occorre il supporto PPP oppure SLIP. In questo senso è praticamente necessario rispondere affermativamente a questa domanda.
Questa opzione è utile se si vuole utilizzare SLIP o PPP.
EQL (serial line load balancing) support
Si tratta di un driver usato per le comunicazioni su linea seriale (SLIP o PPP) che consente un migliore adattamento alla linea e di conseguenza migliora le prestazioni della comunicazione. Perché la cosa funzioni, occorre che questo driver sia attivo da entrambi i lati della connessione. Se si intende rispondere affermativamente, è anche necessario leggere la documentazione che si trova all'interno di /usr/src/linux/drivers/net/README.eql.
Il protocollo PLIP (Paralel Line Internet Protocol) è usato per creare una mini rete di due computer. Le porte parallele vengono connesse usando un cavo null printer o Turbo Laplink che può trasmettere 4 bit alla volta, oppure usando uno speciale cavo PLIP per le porte bidirezionali che possono trasmettere 8 bit alla volta. Per i cablaggi si possono leggere i file /usr/src/linux/drivers/net/README?.plip. I cavi possono essere lunghi 15 metri al massimo. La connessione fatta in questo modo può avvenire anche tra un computer Linux e un computer Dos che utilizza un packet driver adatto come quello della Crynwr ( `Packet driver').
Dal momento che di solito si ha a disposizione una sola porta parallela e con quella si intende utilizzare la stampante oltre che una eventuale connessione PLIP, per evitare conflitti è opportuno compilare sia il supporto al protocollo PLIP che alla stampa, come modulo, M, in modo da poterli caricare e scaricare a seconda delle necessità. Essendo fonte di conflitti, sarebbe meglio fare a meno di includere questa funzione se non è strettamente necessaria.
PPP (point-to-point) support [Y]
Il protocollo PPP (Point to Point Protocol) è un rinnovato e migliorato SLIP. Serve per gli stessi propositi: invio del traffico Internet attraverso una linea telefonica (e altre linee seriali). Per poter utilizzare questo protocollo occorre che il proprio nodo di accesso a Internet sia organizzato per gestirlo. In alternativa si può utilizzare il programma SLiRP per emulare una linea PPP e SLIP. Per utilizzare il protocollo PPP serve un programma addizionale chiamato pppd.
SLIP (serial line) support [Y]
Si deve rispondere affermativamente alla domanda se si intende usare il protocollo SLIP o CSLIP (compressed SLIP) per connettersi a un nodo Internet, oppure a qualche altro computer Unix locale, oppure se si vuole configurare il proprio computer Linux come server SLIP/CSLIP per l'accesso da parte di altri utenti. SLIP (Serial Line Internet Protocol), è il protocollo usato per l'invio del traffico Internet attraverso una linea telefonica o altri cavi seriali (conosciuti come cavi nullmodem). Per poter utilizzare questo protocollo occorre che il proprio nodo di accesso a Internet sia organizzato per gestirlo. In alternativa si può utilizzare il programma SLiRP per emulare una linea PPP e SLIP.
Il protocollo CSLIP è più veloce di SLIP perché utilizza la compressione delle intestazioni TCP/IP. Per funzionare, deve essere abilitato da entrambi i lati della comunicazione. Se si intente utilizzare SLiRP è assolutamente necessario rispondere affermativamente a questa domanda.
Permette di aggiungere delle capacità addizionali al driver SLIP di gestire il monitoraggio RELCOM line fill e keepalive. È ideale per le linee analogiche di bassa qualità.
Solo occasionalmente potrebbe capitare di dover utilizzare linee seriali che non trasferiscono tutti i caratteri di controllo, oppure permettono di usare solo sette bit. Rispondendo affermativamente, si aggiunge un modulo supplementare che si abbina al protocollo SLIP: slip6. Naturalmente è necessario che questa modalità sia gestita da entrambi i capi della comunicazione.
Si risponde affermativamente a questa domanda se si intende configurare il proprio computer Linux per le comunicazini via radio.
Ethernet è il protocollo più usato nelle reti locali. 10-base-2, 10-base-T e 100-base-... sono dei tipi comuni di connessioni Ethernet. Se il proprio computer Linux viene connesso a una rete Ethernet e di conseguenza si ha installato una scheda di rete Ethernet si deve rispondere affermativamente alla domanda. In tal modo, verrà richiesto in seguito il modello della scheda utilizzata.
[ ] 3COM cards
[ ] AMD LANCE and PCnet (AT1500 and NE2100) support
[ ] Western Digital/SMC cards
[ ] Other ISA cards
[ ] EISA, VLB, PCI and on board controllers
[ ] Pocket and portable adaptors
Il numero di tipi di schede di rete gestibili è enorme e l'elenco sopra indicato si espande a seconda delle selezioni effettuate. In particolare, vale la pena di ricordare che le diffusissime schede di rete NE2000 e cloni sono incluse sotto la voce ``Other ISA cards''.
Una rete Token Ring è un tipo di rete locale usata da IBM. Il tipo di rete locale più diffuso è invece Ethernet. Se si vuole utilizzare una rete Token Ring si deve attivare questa opzione.
Se si utilizzano le fibre ottiche, deve essere attivata questa opzione.
Se si dispone di una scheda di rete ARCnet si deve attivare questa opzione.
Se si utilizza una connessione telefonica ISDN si deve attivare questa opzione.
Questa opzione permette di abilitare il PPP sincrono attraverso ISDN. Se il servizio a cui ci si connette attraverso ISDN è in grado di gestire questa modalità di comunicazione, può essere conveniente l'attivazione di questa opzione. In tal caso occorre una versione diversa del daemon pppd: ipppd.
Attivando questa opzione è possibile gestire alcune funzionalità audio attraverso ISDN.
Questa opzione permette di attivare la gestione di due tipi di schede ISDN: ICN 2B e ICN 4B.
Questa opzione permette di attivare la gestione delle schede ISDN PCBIT.
Teles/NICCY1016PC/Creatix support
Questa opzione permette di attivare la gestione delle schede ISDN Teles S0-16.0, S0-16.3, S0-8 e compatibili.
Se si dispone di un lettore CD-ROM diverso dagli standard SCSI o IDE/ATAPI, se ne deve selezionare il modello esatto.
Support non-SCSI/IDE/ATAPI CDROM drives
Se si dispone di un vecchio lettore CD-ROM non connesso attraverso una scheda SCSI o l'unità IDE, si deve attivare questa opzione, in modo da poter poi selezionare il modello preciso di CD-ROM. Le scelte a disposizione sono poi le seguenti.
[*] Support non-SCSI/IDE/ATAPI CDROM drives
< > Aztech/Orchid/Okano/Wearnes/TXC/CyDROM CDROM support
< > Goldstar R420 CDROM support
< > Matsushita/Panasonic/Creative, Longshine, TEAC CDROM support
< > Mitsumi (standard) [no XA/Multisession] CDROM support
< > Mitsumi [XA/MultiSession] CDROM support
< > Optics Storage DOLPHIN 8000AT CDROM support
< > Philips/LMS CM206 CDROM support
< > Sanyo CDR-H94A CDROM support
[ ] Soft configurable cdrom interface card support
< > Sony CDU31A/CDU33A CDROM support
< > Sony CDU535 CDROM support
Questa opzione permette di attivare la gestione della limitazione di spazio a disposizione nel filesystem, concesso a ogni utente. Questo spazio limitato messo a disposizione si chiama diskquota e per la sua gestione occorrono delle utility aggiuntive. La gestione di questo meccanismo è utile solo per un sistema multiutente.
L'attivazione di questa opzione abilita la gestione di un sistema di lock dei file più sicuro di quello consueto. Il lock dei file è il meccanismo usato per prevenire conflitti nel momento in cui più processi elaborativi utilizzano lo stesso file in scrittura nello stesso momento.
Se si attiva questa opzione, occorre utilizzare i daemon per la gestione dei filesystem aggiornati per questa modalità di accesso ai file. Fino a che non si è sicuri di avere tutto il software necessario correttamente aggiornato, conviene non attivare questa opzione.
Il filesystem Minix può essere considerato superato dal momento che Linux ha a disposizione il tipo ext2, ma è ancora diffuso il suo utilizzo per i dischetti. In particolare, le immagini dei dischetti per l'avvio e l'installazione di Linux della distribuzione Slackware sono in formato Minix. In generale, conviene attivare questa opzione, in modo da poter utilizzare questo tipo di filesystem.
Second extended fs support [Y]
Questa opzione permette di attivare la gestione del filesystem ext2 che è lo standard per Linux. Sotto questo aspetto, è praticamente obbligatorio attivare questa opzione.
Questa opzione permette di gestire i filesystem FAT, cioè quelli generalmente in uso con il Dos o con MS-Windows.
Per poter utilizzare un filesystem UMSDOS occorre attivare questa opzione.
In generale è necessario attivare questa opzione, se non altro per poter utilizzare dischetti inizializzati per il Dos.
Per poter eseguire il mount di un filesystem Dos FAT normale, occorre attivare questa opzione insieme a quella precedente: CONFIG_FAT_FS;.
VFAT (Windows-95) fs support [Y]
Per poter eseguire il mount di un filesystem Dos VFAT (cioè con la gestione dei nomi lunghi), occorre attivare questa opzione insieme a: CONFIG_FAT_FS.
Il filesystem principale, o root, non può essere VFAT. Al massimo si può utilizzare un filesystem UMSDOS che utilizza una partizione FAT.
umsdos: Unix like fs on top of std MSDOS FAT fs [y]
Linux può essere installato e funzionare anche in un filesystem UMSDOS, che in pratica è un trucco per permettere di utilizzare una partizione Dos FAT senza interferire con i dati in essa contenuti. Viene creata una directory C:\LINUX a partire dal quale si dirama una struttura di directory e file che rispettano lo standard dei nomi Dos (8.3), ma conservano in un file a parte i nomi e gli altri attributi reali.
Per poter gestire un filesystem di questo tipo, occorre attivare questa opzione, e insieme a questa, anche CONFIG_FAT_FS e CONFIG_MSDOS_FS.
Il filesystem /proc è un filesystem virtuale, nel senso che non occupa uno spazio reale su disco. Ciò che appare nella directory /proc sono file che in realtà non esistono: solo nel momento in cui se ne vuole analizzare il contenuto, questi vengono creati al volo. La presenza di questo filesystem virtuale permette di conoscere facilmente una serie di notizie diagnostiche molto importanti che altrimenti non sarebbero ottenibili.
Per visualizzare il contenuto dei file virtuali contenuti in questo filesystem si può utilizzare more o cat, ma non less.
Molti programmi dipendono dalla presenza di questo meccanismo, quindi è necessario attivare questa opzione.
Se il proprio computer è connesso a una rete di qualunque tipo (SLIP, PLIP, PPP o Ethernet), attivando questa opzione è possibile eseguire il mount di parte del filesystem di un altro computer che consente la condivisione dei suoi dati attraverso il protocollo NFS. Il computer che offre questo servizio non ha la necessità di incorporare nel kernel questa opzione; deve invece averla il client, ovvero quello che utilizza questo servizio.
Per poter utilizzare il protocollo NFS occorre ovviamente aver attivato la gestione dei servizi di rete con tutto ciò che serve per permettere al proprio computer di comunicare attraverso il tipo di rete che si dispone.
Se si dispone di un qualunque tipo di rete e di conseguenza è stato attivato il TCP/IP, vale la pena di attivare questa opzione.
Se si vuole fare in modo che il proprio filesystem principale (quello di root) sia ottenuto attraverso la rete, con il protocollo NFS, si deve attivare questa opzione. Una buona ragione per volerlo fare può essere quella di avere un computer senza disco fisso con il quale si fa il boot attraverso un dischetto. In pratica è più facile a dirsi che a farsi.
SMB filesystem support (to mount WfW shares etc..) [y]
Il protocollo SMB (Server Message Buffer) è quello utilizzato da MS-Windows, NT e Lan Manager per le comunicazioni attraverso le reti Ethernet. Attivando questa opzione, è possibile eseguire il mount di directory condivise da computer che usano questo protocollo.
Questa possibilità non deve essere confusa con quella di condividere parte del proprio filesystem attraverso la rete locale a favore di computer che usano questo protocollo. In tal caso, si utilizza il programma Samba e non serve includere questa opzione nel kernel.
Perché questa opzione sia attivata con successo, occorre aver attivato anche tutto quello che serve ad avviare i servizi di rete.
ISO9660 cdrom filesystem support [Y]
Questa opzione permette di eseguire il mount di un filesystem ISO9660, cioè quello di un normale CD-ROM. A meno che non si voglia escludere la possibilità di utilizzare il lettore CD-ROM, questa opzione deve essere attivata.
<!> Lo standard ISO9660 è noto anche come High Sierra e in altri sistemi Unix viene utilizzata la sigla hsfs per identificare un filesystem del genere.
OS/2 HPFS filesystem support (read only)
Questa opzione permette di accedere in lettura ai filesystem HPFS, ovvero quelli usati da OS/2. Il formato dei dischetti utilizzati da OS/2 è quello tradizionale Dos.
System V and Coherent filesystem support
L'attivazione di questa opzione permette di eseguire il mount di filesystem del tipo utilizzato da alcuni Unix commerciali che funzionano su computer basati su microprocessori Intel. Si tratta in particolare di SCO, Xenix e Coherent.
UFS filesystem support (read only)
Questa opzione permette di accedere in lettura ai filesystem UFS, ovvero quelli usati dalle versioni di Unix BSD e derivate (come SunOS, FreeBSD, NetBSD e NeXTstep).
Un dispositivo a caratteri è quello che utilizza una comunicazione byte per byte e si contrappone a quello a blocchi con cui la comunicazione avviene attraverso l'uso di blocchi di byte di dimensione fissa.
Standard/generic serial support [Y]
Questa opzione permette di attivare la gestione delle porte seriali. Per poter utilizzare qualunque apparecchiatura connessa alle normali porte seriali, come per esempio un mouse seriale, occorre attivare questa opzione.
Se si utilizza una scheda per la gestione di porte seriali multiple Cyclades o Stallion, non è necessario attivare questa opzione.
Attivando questa opzione si abilita la gestione delle schede Digiboard PC/Xe, PC/Xi, e PC/Xeve che consentono la gestione di diverse porte seriali.
Attivando questa opzione si abilita la gestione delle schede Cyclades che consentono la gestione di diverse porte seriali.
Stallion multiport serial support
Attivando questa opzione si abilita la gestione delle schede Stallion che consentono la gestione di diverse porte seriali.
Attivando questa opzione si abilita la gestione delle schede SDL Communications RISCom/8 multiport che consentono la gestione di diverse porte seriali.
Questa opzione permette di attivare la gestione delle porte parallele, in modo da consentirne l'utilizzo per la stampa. Di solito, questa opzione deve essere attivata, a meno che non si abbia la necessità di utilizzare l'unica porta parallela per una connessione PLIP. Un'altra alternativa possibile, è quella di compilare questa gestione della porta parallela per la stampa come modulo, in modo da poterlo disattivare e riattivare durante il funzionamento del sistema.
Mouse Support (not serial mice)
Questa opzione permette di stabilire se si utilizza un mouse non connesso a una normale porta seriale. Attivando l'opzione si ottiene la possibilità di specificare il tipo di mouse.
< > ATIXL busmouse support
< > Logitech busmouse support
< > Microsoft busmouse support
< > PS/2 mouse (aka "auxiliary device") support
Support for user misc device modules [N]
Questa opzione permette la gestione di componenti di minore importanza attraverso l'uso di driver specifici da caricare in un secondo momento.
Se si utilizza una unità a nastro QIC-02 che non è connessa attraverso una scheda SCSI, si deve attivare questa opzione.
L'attivazione di questa opzione permette l'utilizzo di unità a nastro connesse al controller dei dischetti e di altre unità connesse attraverso un controller proprietario. In questo secondo caso, occorre modificare il file .../drivers/char/ftape/Makefile manualmente prima della compilazione del kernel.
Advanced Power Management BIOS support [n]
Le specifiche APM riguardano la gestione di meccanismi per il controllo e la riduzione del consumo attraverso il BIOS. Attivando questa opzione si permette al kernel di gestire alcune delle possibilità offerte da queste specifiche e possono funzionare solo se il BIOS è strettamente aderente a questo standard. Alcuni computer portatili hanno un BIOS che non è perfettamente compatibile con queste specifiche e l'attivazione di questa opzione provoca solo dei problemi.
Generalmente, se non si utilizza un computer a batteria, non è utile l'attivazione di questa opzione.
Attivando questa opzione si attiva un sistema attraverso il quale, alcuni tipi di errori generano il riavvio del sistema. Può essere utile l'attivazione di questa opzione nel caso di un computer connesso a una rete che deve essere in grado di sbloccarsi autonomamente senza l'intervento umano.
Enhanced Real Time Clock Support [y]
Questa opzione permette di accedere all'orologio interno di un PC. Questo può essere utilizzato per generare segnali da 1Hz a 8192Hz e come allarme.
Se si dispone di una scheda audio si deve attivare questa opzione e a seguito di questo si dovrà selezionare la scheda corretta.
[ ] ProAudioSpectrum 16 support
[ ] Sound Blaster (SB, SBPro, SB16, clones) support
[ ] Generic OPL2/OPL3 FM synthesizer support
[ ] Gravis Ultrasound support
[ ] MPU-401 support (NOT for SB16)
[ ] 6850 UART Midi support
[ ] PSS (ECHO-ADI2111) support
[ ] 16 bit sampling option of GUS (_NOT_ GUS MAX)
[ ] GUS MAX support
[ ] Microsoft Sound System support
[ ] Ensoniq SoundScape support
[ ] MediaTrix AudioTrix Pro support
[ ] Support for MAD16 and/or Mozart based cards
[ ] Support for Crystal CS4232 based (PnP) cards
[ ] Support for Turtle Beach Wave Front (Maui, Tropez) synthesizers
[ ] /dev/dsp and /dev/audio support
[ ] MIDI interface support
[ ] FM synthesizer (YM3812/OPL-3) support
[ ] Additional low level drivers
Questa parte della configurazione è strettamente riservata agli esperti nella gestione del kernel e in generale serve per attivare un sistema di registrazione del comportamento del kernel stesso, allo scopo di ottenerne la sua ottimizzazione.
Per poter creare un kernel adatto alla gestione della porta parallela sia per la stampa che per un collegamento PLIP, occorre necessariamente attivare la gestione dei moduli ( `Modules support') e indicare che il supporto al PLIP ( `PLIP support') e alla stampante parallela ( `Printer support') avvengano attraverso moduli.
1997.10.26 - Scritto da Daniele Giacomini daniele@calion.com (vedi copyright: Appunti Linux).