Prof. Franco Dalfovo
Facoltà di Scienze MFN, Università di Trento
Corso di Fisica Generale I, secondo modulo
A.A. 2008-09

Sintesi delle lezioni:

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17 febbraio 2009

Oscillatori
Abbiamo riscritto l'equazione del moto per una particella soggetta ad una forza elastica. Abbiamo poi considerato il caso di un oscillatore soggetto ad una forza di attrito proporzionale alla velocità (oscillatore smorzato). Abbiamo visto che, per piccolo smorzamento, le soluzioni dell'equazione del moto sono funzioni sinusoidali con ampiezza che decresce esponenzialmente nel tempo. Abbiamo fatto un cenno anche al caso di smorzamento critico e di moto sovrasmorzato.

Oscillatore forzato e smorzato
Abbiamo ricavato la soluzione dell'equazione del moto di un oscillatore forzato e smorzato, come somma di una soluzione transiente e una soluzione periodica avente la stessa frequenza della forzante. L'ampiezza dell'oscillazione e lo sfasamento rispetto alla forzante dipendono dalla frequenza di quest'ultima in modo interessante: si ottiene un massimo di ampiezza quando la frequenza della forzante è prossima alla frequenza propria dell'oscillatore, cioè quella che avrebbe in assenza di forzante e di smorzamento. Questo effetto si chiama risonanza.

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19 febbraio 2009

Risonanza
Abbiamo studiato lo sfasamento in funzione della frequenza e abbiamo visto che, alla risonanza, l'oscillazione è sfasata di pi/2 rispetto alla forzante. Abbiamo calcolato la potenza media (lavoro fatto dalla forzante nell'unità di tempo, mediato su un periodo di oscillazione) e abbiamo visto che ha un massimo alla risonanza. Abbiamo definito il fattore di qualità Q del risonatore e la larghezza di banda.

Oscillatori accoppiati
Abbiamo considerato un sistema costituito da due oscillatori meccanici collegati da una molla (due masse e tre molle, di cui due vincolate agli estremi). Abbiamo scritto le equazioni del moto, che costituiscono un sistema di due equazioni differenziali accoppiate, lineari. Abbiamo calcolato i modi normali, corrispondenti ad oscillazioni in fase e in controfase. Abbiamo scritto la soluzione generale e abbiamo trattato esplicitamente il caso in cui viene inizialmente eccitato un oscillatore. L'energia passa periodicamente da un oscillatore all'altro. Nel caso di una catena di N oscillatori, l'oscillazione si propaga lungo la catena.

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24 febbraio 2009

Equazione delle onde
Abbiamo visto come si tratta formalmente il passaggio da una catena di N oscillatori discreti ad un continuo, come nel caso di una corda elastica che ammette deformazioni longitudinali e/o trasverse. Abbiamo visto come si può rappresentare in forma matematica una "deformazione" che si propaga nel tempo con velocità assegnata: in 1D deve essere una funzione di (x-vt). Tali funzioni sono soluzioni di un'equazione nota come equazione delle onde. Soluzioni di questo tipo sono le funzioni che rappresentano le onde, periodiche sia nello spazio che nel tempo. Abbiamo definito il vettore d'onda, la lunghezza d'onda, la pulsazione, il periodo, la velocità di fase.

Interferenza
L'equazione delle onde è lineare: combinazioni lineari di soluzioni sono anch'esse soluzioni. Possiamo trattare in questo modo i casi di onde sovrapposte. Abbiamo visto: l'interferenza tra due onde che hanno uguale lunghezza d'onda e periodo, ma fase diversa; il battimento di due onde che hanno pulsazioni e lunghezze d'onda diverse di poco; l'onda stazionaria che si genera sommando un'onda indidente e un'onda riflessa.

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26 febbraio 2009

Introduzione alla termodinamica
Sistemi termodinamici e grandezze macroscopiche: volume, densità, pressione, temperatura. Definizione di pressione, strumenti di misura e unità. Equilibrio termico. Principio zero della termodinamica (proprietà transitiva dell'equilibrio termico). Punti fissi. Esempi: punto del ghiaccio, punto del vapore, punto triplo dell'acqua. Caratteristiche termometriche e termometri. Termometri a dilatazione. Scala Celsius.

Termometri a gas. Gas ideale.
Descrizione e funzionamento di un termometro a gas. Definizione di temperatura tramite termometri a gas. Limite di gas rarefatti e comportamento universale: gas ideale.

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3 marzo 2009

Gasi ideale (o gas perfetto)
Abbiamo riesaminato i termometri a gas per mettere in luce il comportamento universale dei gas nel limite in cui la densità si annulla, In questo limite i gas obbediscono ad una semplice relazione tra pressione, volume e temperatura: PV=nRθ (equazione di stato dei gas ideali), dove R è detta costante universale dei gas e n è la quantità di gas espressa in moli. Abbiamo discusso il significato di tale risultato empirico.

Equilibrio termodinamico e trasformazioni
Quando un sistema è in equilibrio termico, meccanico e chimico, allora si dice che è in equilibrio termodinamico. Il suo stato è completamente determinato da un insieme di coordinate termodinamiche (macroscopiche), quali la temperatura, il volume, la pressione, la concentrazione, ecc.. Il passaggio da uno stato di equilibrio ad un altro si chiama trasformazione termodinamica. La trasformazione può avvenire in modi diversi. Esempi: trasformazioni isoterme, isobare, isocore. Una classe di trasformazioni importanti sono quelle quasistatiche, cioè quelle che avvengono in modo tale che il sistema si trovi sempre in stati prossimi all'equilibrio. Tali trasformazioni sono rappresentate da linee nei diagrammi P-V o P-T, o simili diagrammi di stato. Abbiamo visto tipici esempi di diagrammi di stato, per sostanze che ammettono fasi diverse (gas, liquido, solido). Abbiamo parlato di equazioni di stato e di espansione del viriale.

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5 marzo 2009

Calore e lavoro
Abbiamo visto che una trasformazione termodinamica può coinvolgere scambi di calore e/o lavoro meccanico. Abbiamo dato una definizione empirica di calore, sulla base dell'effetto del contatto termico tra sistemi a temperatura diversa. Abbiamo definito la caloria, la capacità termica e il calore specifico. Abbiamo visto esempi di procedure per compiere lavoro su un sistema termodinamico. Abbiamo mostrato che lavoro e calore possono avere effetti equivalenti e che, quindi, si può scrivere una relazione quantitativa tra l'unità di calore (caloria) e l'unità di lavoro (joule).

Energia interna
Gli esperimenti mostrano che in ogni trasformazione termodinamica effettuata con soli mezzi adiabatici (nessun contatto termico tra il sistema e l'ambiente) il lavoro compiuto non dipende dal tipo di trasformazione ma solo dagli stati iniziale e finale (di equilibrio). Si può allora definire una funzione delle coordinate termodinamiche, U, tale che la sua variazione in una trasformazione generica tra due stati di equilibrio sia proprio il lavoro compiuto in una qualsiasi trasformazione adiabatica che li collega (lavoro adiabatico). Tale funzione si chiama energia interna. La convenzione sul segno è scelta in modo che un lavoro positivo fatto dal sistema sull'ambiente corrisponde ad una diminuzione di energia interna del sistema.

Primo principio della termodinamica
In una trasformazione non adiabatica, in cui sono ammessi contatti termici tra il sistema e l'ambiente, il lavoro compiuto per passare da uno stato iniziale ad uno stato finale è generalmente diverso dal lavoro adiabatico. La differenza è associata a processi non meccanici dovuti al contatto termico. Si può definire come calore, Q, la differenza tra il lavoro compiuto dal sistema nella trasformazione, W, e il lavoro che si otterrebbe connettendo gli stessi stati con una trasformazione adiabatica. Dato che quest'ultimo è pari alla variazione di energia interna (con il segno meno), si può scrivere Q = W + ΔU, ovvero ΔU = Q - W. Questo è noto come primo principio della termodinamica. La definizione di calore data in questo modo risulta essere consistente con la definizione empirica basata sul concetto di caloria. Il primo principio, in sintesi, sancisce l'esistenza dell'energia interna di un sistema termodinamico e la sua relazione con il lavoro meccanico eseguito e il calore scambiato in una trasformazione.

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10 marzo 2009

Commenti al primo principio
Abbiamo discusso il significato di calore, lavoro, energia in trasformazioni termodinamiche. Abbiamo parlato di trasformazioni cicliche e trasformazioni infinitesime. Abbiamo scritto la forma differenziale del primo principio. Abbiamo scritto la variazione infinitesima di energia interna come differenziale esatto, esprimibile tramite le derivate parziali rispetto alle coordinate termodinamiche. Abbiamo scritto l'espressione del lavoro per sistemi idrostatici (dW=PdV) e mostrato che, per essi, si può calcolare la capacità termica a volume costante come derivata dell'energia interna rispetto alla temperatura a volume costante.

Trasformazioni quasistatiche per un gas ideale
Abbiamo discusso alcune semplici trasformazioni quasistatiche: isocore (volume costante), isobare (pressione costante) e isoterme (temperatura costante). Abbiamo disegnato le curve nel diagramma P-V e calcolato il lavoro compiuto dal gas in ciascuna di esse. Abbiamo considerato anche una trasformazione ciclica composta da una sequenza di isoterma-isobara-isocora.

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12 marzo 2009

Gasi ideali: U dipende solo dalla temperatura
Gli esperimenti mostrano che se un gas rarefatto viene fatto espandere liberamente (senza lavoro meccanico) e adiabaticamente (senza scambi di calore) tra due stati di equilibrio, la temperatura del gas non cambia. Questo implica che l'energia interna del gas dipende solo dalla temperatura. Abbiamo definito un gas ideale proprio come un gas che gode di questa proprietà e che soddisfa l'equazione di stato PV=nRθ.

Calori specifici di un gas ideale
Il calore specifico a volume costante di un gas ideale può essere calcolato tramite la derivata dell'energia interna rispetto alla temperatura (non occorre specificare se tenendo costante il volume o la pressione, dato che U dipende solo da θ). Allora il primo principio della termodinamica può essere riscritto nella forma δQ = ncvdθ+PdV. Abbiamo anche definito il calore specifico a pressione costante e abbiamo mostrato che cp=cv+R. Abbiamo dato una spiegazione qualitativa del perchè cp è maggiore di cv, usando l'esempio di un gas in un cilindro con pistone, a cui viene fornito un certo calore Q a volume costante o a pressione costante.

Trasformazione adiabatica quasistatica
Abbiamo visto come si comportano le coordinate termodinamiche di un gas ideale quando si compie una trasformazione adiabatica quasistatica (lenta espansione o compressione del gas in assenza di contatti termici con l'ambiente). Abbiamo tracciato la curva della trasformazione nel diagramma P-V.

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17 marzo 2009

Ciclo di Carnot
Abbiamo discusso il ciclo di Carnot per un gas ideale, composto da due isoterme e due adiabatiche quasistatiche. Abbiamo visto che il ciclo è un esempio di macchina termica che produce lavoro a spese del calore estratto da una sorgente (termostato). Un secondo termostato, a temperatura più bassa serve a scaricare il calore che risulta dalla differenza tra il calore assorbito dalla sorgente calda e il lavoro compiuto dal sistema nel ciclo. Abbiamo definito il rendimento della macchina termica generica e lo abbiamo calcolato esplicitamente per il ciclo di Carnot, trovando che esso dipende solo dal rapporto tra le temperature dei due termostati che scambiano calore con il sistema nei tratti isotermi.

Secondo principio della termodinamica (Kelvin-Planck)
Abbiamo parlato in generale dei processi che trasformano calore in lavoro e viceversa. Abbiamo visto esempi di processi basati su trasformazioni cicliche (ciclo Diesel, ciclo di Stirling). Gli esperimenti mostrano che è impossibile realizzare una trasformazione il cui unico risultato sia quello di assorbire una certa quantità di calore da un serbatoio e di convertirlo completamente in lavoro. Questa affermazione corrisponde al secondo principio della termodinamica, nella forma nota come enunciato di Kelvin-Planck. Abbiamo accennato alle conseguenze in termini di inesistenza dei moti perpetui.

Macchine frigorifere
Abbiamo visto come sia possibile realizzare trasformazioni cicliche in cui una certa quantità di calore viene prelevata da una sorgente fredda, tramite un lavoro fatto dall'ambiente sul sistema. Una quantità di calore pari alla somma del lavoro compiuto e del calore estratto dalla sorgente fredda viene ceduto ad una sorgente calda. Una trasformazione di questo tipo corrisponde ad una macchina frigorifera. Abbiamo definito il coefficiente di prestazione di una tale macchina.

Secondo principio della termodinamica (Clausius)
Gli esperimenti mostrano che non è possibile realizzare una trasformazione termodinamica il cui unico risultato sia quello di far passare del calore da un corpo più freddo ad uno più caldo. Questa affermazione è nota come enunciato di Clausius del secondo principio della termodinamica. Abbiamo dimostrato l'equivalenza di questo enunciato a quello di Kelvin-Planck.

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19 marzo 2009

Irreversibilità e secondo principio
Abbiamo discusso brevemente esempi di irreversibilità meccanica interna, irreversibilità termica e chimica. Il secondo principio può essere usato per dimostrare l'irreversibilità di tutti i processi reali. I processi reversibili possono essere immaginati come limite ideale di processi reali, in cui le trasformazioni avvengono in modo quasistatico e senza dissipazioni.

Macchine termiche operanti tra due termostati. Teorema di Carnot
Usando il secondo principio abbiamo dimostrato che nessuna macchina termica operante tra due termostati ha un rendimento maggiore di una qualsiasi macchina termica reversibile operante tra gli stessi termostati. Abbiamo anche dimostrato che tutte le macchine reversibili, operanti tra gli stessi termostati, hanno lo stesso rendimento, indipendentemente dal sistema termodinamico con cui operano.

Temperatura assoluta
L'uguaglianza del rendimento delle macchine termiche permette di definire una nuova scala di temperatura (assoluta), basata operativamente sulla misura del rapporto dei calori scambiati da una macchina termica reversibile con i termostati. Con una opportuna scelta del punto fisso della scala (T=273.16 K al punto triplo dell'acqua) la nuova scala coincide con la scala dei termometri a gas, laddove questi funzionano. Il secondo principio implica che non possono esistere sistemi a T=0.

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24 marzo 2009

Teorema di Clausius
Dal secondo principio della termodinamica e dalla definizione di temperatura assoluta segue che, nel caso di macchine termiche operanti tra due serbatoi a temperature Tf e Tc, la somma (Qf/Tf)+(Qc/Tc) è sempre minore o uguale a zero; è uguale a zero per macchine reversibili. Abbiamo visto che questo risultato è generalizzabile al caso di macchine che operano con N serbatoi, con N qualsiasi. L'abbiamo dimostrato usando un serbatoio ausiliario e N macchine di Carnot reversibili ausiliarie. Abbiamo visto che la somma algebrica dei Q/T è sempre minore o uguale a zero. Nel caso di infiniti serbatoi, con cui la macchina scambia quantità infinitesime di calore, la somma diventa un integrale di δQ/T. Per macchine reversibili si ha che l'integrale di δQ/T su un ciclo è zero. Questo risultato è noto come teorema di Clausius.

Entropia
Il teorema di Clausius ha come diretta conseguenza che l'integrale di δQ/T lungo una trasformazione reversibile che connette due stati di equilibrio A e B non dipende dal tipo di trasformazione, purché reversibile. Si può allora introdurre una nuova funzione di stato (funzione delle coordinate termodinamiche), detta entropia, in modo tale che la differenza di entropia tra gli stati A e B è uguale all'integrale di δQ/T calcolato lungo una qualsiasi trasformazione reversibile che connetta i due stati.

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26 marzo 2009

Entropia di un gas ideale
Sfruttando le espressioni del primo principio della termodinamica per trasformazioni reversibili di un gas ideale, possiamo calcolare, a meno di una costante arbitraria, l'entropia in funzione di T e P, oppure di T e V. Abbiamo visto l'esempio di un'espansione libera (adiabatica irreversibile) di un gas inizialmente confinato in un volume V1 e che alla fine occupa un volume V2. Abbiamo calcolato la variazione di entropia, ΔS = nR log(V1/V2). Abbiamo visto che l'entropia, come l'energia, è una grandezza estensiva (additiva): l'entropia di un sistema è la somma delle entropie dei sottosistemi in cui può essere suddiviso.

Diagramma T-S
Abbiamo visto che le trasformazioni reversibili sono rappresentabili in diagrammi temperatura-entropia. Abbiamo visto gli esempi delle trasformazioni isoterme, adiabatiche, isocore e isobare e del ciclo di Carnot.

Legge dell'aumento di entropia
Abbiamo visto che il secondo principio della termodinamica si traduce in una diseguaglianza per le variazioni di entropia: in qualsiasi trasformazione di un sistema isolato la variazione di entropia è positiva o nulla; è nulla se la trasformazione è reversibile. Questo vale anche per l'universo, inteso come sistema isolato: in qualsiasi trasformazione termodinamica l'entropia dell'universo aumenta o rimane costante; rimane costante solo se la trasformazione è reversibile.

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31 marzo 2009

Esempi di variazioni di entropia
La viariazione di entropia (positiva, in ogni trasformazione reale) è una misura dell'irreversibilità dei processi. Abbiamo visto alcuni esempi: l'espansione libera di un gas ideale, il riscaldamento di un gas a pressione esterna costante tramite una resistenza elettrica, la caduta di un sasso in un lago e il contatto termico tra serbatoi a temperatura diversa.

Entropia e degradazione dell'energia
Abbiamo visto che l'aumento di entropia dell'universo in ogni processo fisico è associata ad un certo quantitativo di energia, interna o meccanica, che viene "sprecata" o "degradata". Abbiamo definito l'energia "degradata" a partire dal confronto tra il lavoro eseguito in una trasformazione reversibile e quello eseguito in una trasformazione irreversibile a parità di energia disponibile all'inizio. Abbiamo trovato che questa energia "degradata" è uguale al prodotto della variazione di entropia dell'universo per la temperatura del serbatoio più freddo a disposizione. Abbiamo visto esempi di trasformazioni cicliche e non cicliche.

Esercizio
Esercizio sullo scambio di calore tra un pezzo di alluminio, inizialmente caldo, e l'acqua in cui viene immerso, inizialmente più fredda. Calcolo del calore specifico dell'alluminio e della variazione di entropia.

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2 aprile 2009

Esercizi
Esercizi su scambi di calore e capacità termiche. Transizioni di fase con calore latente. Trasformazioni isocore e isobare di un gas biatomico.

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16 aprile 2009

Energia libera e potenziali termodinamici
Abbiamo visto che lo stato di equilibrio termodinamico di un sistema isolato è uno stato di massima entropia. Se invece il sistema è in contatto con un serbatoio a temperatura costante T, allora conviene introdurre una nuova funzione termodinamica F=U-TS, detta energia libera di Helmholtz. Si dimostra che in ogni trasformazione il lavoro meccanico massimo ottenibile dal sistema è pari a -ΔF. Se il sistema è anche dinamicamente isolato (non compie lavoro meccanico) allora ogni sua trasformazione diminuisce l'energia libera. Lo stato di equilibrio è lo stato con energia libera minima. Per sistemi a pressione costante si può definire un'altra funzione, l'energia libera di Gibbs, che ha un ruolo simile. Queste funzioni di stato sono dette potenziali termodinamici.

Esercizi
Due esercizi su trasformazioni e cicli di gas ideali.

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21 aprile 2009

Teoria cinetica dei gas
Abbiamo considerato un modello per un gas rarefatto, in cui un grande numero N di particelle di uguale massa si muovono senza interagire tra loro e urtando contro le pareti. Abbiamo parlato dell'ipotesi di caos molecolare. Abbiamo calcolato la pressione esercitata dal sistema di particelle sulle pareti del contenitore per effetto degli urti. Un tale modello risulta consistente con l'equazione di stato di un gas ideale se si assume che l'energia cinetica media di ciascuna particella sia uguale a (3/2)kT, dove k è una costante universale, detta costante di Boltzmann. Il modello quindi permette di assegnare un significato meccanico "microscopico" alla temperatura del gas. Inoltre, l'energia interna del gas risulta essere la somma delle energie cinetiche di traslazione delle particelle (se sono puntiformi e non hanno altri gradi di libertà oltre a quelli della traslazione), pari a N volte l'energia cinetica media. Quindi U dipende solo da T, come dev'essere, e il calore specifico molare a volume costante, derivata di U rispetto a T per una mole di gas, risulta essere (3/2)R, in accordo con gli esperimenti sui gas monoatomici rarefatti.

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23 aprile 2009

Distribuzione di Maxwell-Boltzmann
Abbiamo definito la probabilità che una singola particella di un gas ideale abbia modulo della velocità compreso in un intervallo infinitesimo dv intorno al valore v come il prodotto di dv volte una funzione f(v) detta funzione di distribuzione delle velocità. Abbiamo introdotto la distribuzione di Maxwell-Boltzmann, discutendone le proprietà principali e il significato fisico.

Calori specifi ed equipartizione dell'energia
Abbiamo brevemente accennato al principio di equipartizione dell'energia, applicandolo al caso di molecole biatomiche che possono traslare, ruotare e vibrare. Abbiamo discusso poi il problema del calore specifico dei solidi, visti come insieme di oscillatori armonici.

Gar reali
Abbiamo introdotto il modello di Van der Waals per un gas reale in cui si tiene conto del "covolume" delle molecole e dell'attrazione a lungo raggio tra le stesse.

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30 aprile 2009

Gar reali
Abbiamo visto come sono fatte le isoterme del gas di Van der Waals: per temperature alte approssimano il comportamento del gas ideale; per temperature al di sotto di una temperatura critica descrivono qualitativamente il passaggio di stato liquido-vapore. L'energia interna del gas di Van der Waals dipende sia dalla temperatura che dal volume molare. Abbiamo parlato dell'espansione del viriale per gas reali nel limite in cui il volume molare è molto grande.

Entropia e disordine
Abbiamo ripreso lo studio dell'espansione libera di un gas ideale, ricordando il risultato per la variazione di entropia nel caso di un raddoppio di volume: ΔS = nR log2. Ci siamo posti il problema di interpretare questa variazione di entropia sulla base di un modello microscopico del gas. Per fare questo occorrono concetti statistici. Abbiamo utilizzato, a titolo esemplificativo, un mazzo di 40 carte da gioco. Abbiamo visto come si possono definire i concetti di macrostato e microstato per un insieme di N elementi.

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5 maggio 2009

Esercizi
(esercitazioni con Faccioli)

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7 maggio 2009

Entropia e disordine
Abbiamo definito la probabilità termodinamica Ω di un macrostato come il numero di microstati che lo realizzano. Abbiamo poi introdotto una funzione S(Ω) chiamata entropia e abbiamo dimostrato che se S ha la forma S= k log(Ω), dove k è la costante di Boltzmann, allora questa entropia coincide con l'entropia già definita per i sistemi termodinamici. In questo modo si ottiene un legame tra le variazioni di entropia per i sistemi "macroscopici" e la variazione del loro grado di disordine "microscopico".

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11 maggio 2009

Statica dei fluidi
Abbiamo elencato alcune proprietà che caratterizzano una sostanza fluida. Abbiamo insistito sul fatto che i fluidi costituiscono una categoria piuttosto ampia e dai confini variabili. Abbiamo parlato di densità di particelle, densità di massa e campo di velocità in un mezzo continuo e abbiamo discusso le condizioni affinché un sistema di N particelle possa essere trattato come un continuo. Abbiamo parlato di sforzi di taglio e di pressioni e abbiamo detto che un fluido in equilibrio non risponde a sforzi di taglio. Abbiamo definito la viscosità per un fluido in movimento rispetto ad altri corpi. Un fluido perfetto è non viscoso. Abbiamo definito la compressibilità del sistema e abbiamo distinto fluidi a grande compressibilità (tipicamente gas) e fluidi a piccola compressibilità (tipicamente liquidi). Abbiamo poi discusso le condizioni per l'equilibrio di un fluido sfruttando i principi della meccanica newtoniana e scritto le corrispondenti equazioni. Nel caso della forza di gravità applicata ad un fluido incomprimibile (densità uniforme) abbiamo visto che si ottiene la legge di Stevino per la pressione idrostatica. Abbiamo accennato alle applicazioni al calcolo della pressione dell'acqua in funzione della profondità, la pressione esercitata su una diga, il principio dei vasi comunicanti. Abbiamo poi considerato anche il caso di un fluido comprimibile, prendendo ad esempio un gas ideale di cui si conosce l'equazione di stato. Abbiamo visto che nel campo di gravità il gas ha un profilo di densità (e di pressione) esponenziale in funzione dell'altezza. Abbiamo detto che questa è una prima approssimazione al comportamento dell'atmosfera in condizioni statiche. Abbiamo riscritto le condizioni per la statica dei fluidi nel caso di forze esterne conservative, utilizzando l'operatore gradiente. Abbiamo mostrato che le superfici isobariche coincidono con le superfici equipotenziali e abbiamo visto alcuni esempi: profilo degli oceani, incluso l'effetto di rotazione della terra, superficie dell'acqua in un secchio in accelerazione o rotazione.

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12 maggio 2009

Statica e dinamica dei fluidi
Abbiamo introdotto il concetto di spinta di Archimede, studiando le condizioni per il galleggiamento dei corpi. Abbiamo poi parlato della dinamica di un fluido mettendoci nel caso più semplice di un fluido incomprimibile e non viscoso, in regime stazionario e con moto laminare. Abbiamo detto cosa sono i filetti fluidi e abbiamo visto che la conservazione della massa in un moto laminare implica una relazione semplice tra la sezione di un filetto fluido e la velocità locale del fluido stesso. Abbiamo calcolato la variazione di energia meccanica (cinetica più potenziale gravitazionale) per un filetto fluido. Il risultato è noto come teorema di Bernoulli: la densità di energia, definita come la somma dell'energa meccanica per unità di volume e della pressione locale del fluido, è costante e uniforme. Abbiamo discusso alcune applicazioni: l'effetto Venturi e il tubo di Pitot.

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14 maggio 2009

Esercizi
(esercitazioni con Faccioli)

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19 maggio 2009

Esercizi
(esercitazioni con Faccioli)

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21 maggio 2009

Esercizi
(esercitazioni con Faccioli)

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26 maggio 2009

Esercizi
(esercitazioni con Faccioli)

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28 maggio 2009

Conduzione del calore
Legge empirica per la conduzione del calore. Definizione di flusso di calore e di conduttanza. Esempio di una lastra piana e di più lastre in serie.

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